Banco Farmaceutico. «Per non rassegnarci al buio che ci circonda»

La pandemia ha esasperato il bisogno di chi non può permettersi i medicinali. E moltiplicato le difficoltà di chi cerca di aiutarli. Oggi inizia (fino al 15 febbraio) la campagna di raccolta. Intervista a Filippo Ciantia
Giorgio Paolucci

«Ci prepariamo alla Grf più importante e più difficile della nostra storia». Grf è la sigla della Giornata di raccolta del farmaco, dal 2000 viene proposta dal Banco Farmaceutico e il direttore Filippo Ciantia ne parla come di «una sfida entusiasmante».

Perché sarà la più importante e difficile?
Arriva in un periodo segnato dalla pandemia che ha aggravato la povertà in cui si trova a vivere tanta gente e ha prodotto nuovi poveri, inoltre cade in circostanze che rendono più impegnativa la raccolta dei medicinali da parte nostra.

Come si svolgerà quest’anno la Grf?
Come già accaduto nel 2020, è stata dilatata sull’arco di un’intera settimana, dal 9 al 15 febbraio, anche se sabato 13 è il giorno-clou, in cui i volontari a turno saranno presenti davanti alle farmacie che aderiscono all’iniziativa per farla conoscere alla gente e per invitare ad acquistare e a donare uno o più farmaci da banco, che poi verranno consegnati agli oltre 1.800 enti convenzionati con il Banco che si prendono cura dei poveri.

Quindi non ci sarà bisogno di tanti volontari come negli anni scorsi...
Le norme di sicurezza imposte dall’emergenza Covid19 ci inducono a evitare la presenza di persone all’interno delle farmacie e a limitare quella all’esterno. Ma c’è molto spazio per la creatività personale, ad esempio facendo conoscere attraverso i social e con il “passaparola” le modalità di svolgimento e le date della raccolta ad amici, parenti, colleghi di lavoro. Quest’anno più ancora che nel passato gesti di gratuità come questo sono preziosi. La diffusione del virus ha comportato pesanti effetti collaterali come la difficoltà di accesso agli ospedali e la diminuzione delle attività curative e preventive. E la crisi economica innescata da quella sanitaria ha reso povere tante persone e ha spinto in una condizione di ulteriore marginalità chi già era povero.

Oltre all’osservazione empirica, su cui molti concordano bagnandosi sull’esperienza personale, ci sono dati che certificano questo peggioramento?
I numeri del Rapporto presentato lo scorso dicembre dall’Osservatorio sulla povertà sanitaria (organo di ricerca del Banco Farmaceutico), parlano di 434mila persone che per ragioni economiche nel 2020 non hanno potuto acquistare i medicinali di cui avevano bisogno. I poveri hanno una capacità di spesa pro capite di 10 euro al mese per le cure mediche, meno di un quinto del resto della popolazione, mentre la capacità di spesa mensile per medicinali è rispettivamente di 6 e di 28 euro. I farmaci più richiesti sono quelli per il tratto alimentare, per il sistema nervoso e per quello muscolo-scheletrico, per le malattie metaboliche e per l’apparato respiratorio. Servono anche presidi medici e integratori alimentari. Ma in questi mesi si è aperto un nuovo fronte.



Cosa è successo?
Il 40 per cento degli enti assistenziali, per l’impossibilità di rispettare le norme di sicurezza negli ambienti, hanno dovuto ridurre o limitare fortemente le attività, quasi 6 su 100 hanno chiuso i battenti e non hanno ancora riaperto, ed è venuto meno il contribuito di molti volontari anziani. E così centinaia di migliaia di persone che usufruivano di aiuti e cure, a causa della pandemia sono rimaste senza sostegno. I costi che gli enti devono sopportare risultano spesso insostenibili, per questo abbiamo incrementato la distribuzione gratuita di dispositivi di protezione individuale (camici, mascherine, disinfettanti) per consentire a queste realtà di continuare a lavorare.

Una delle note dolenti nel consumo di farmaci è lo spreco. Cosa fa il Banco per combatterlo?
Ogni anno vengono sprecati moltissimi medicinali ancora validi, a questo si aggiunge il fatto che i processi necessari per smaltirli, trattandosi di rifiuti speciali, provocano danni per tutta la comunità in termini economici e ambientali. Per questo abbiamo promosso il progetto “Recupero farmaci validi non scaduti”: nelle farmacie che aderiscono all’iniziativa si trovano appositi contenitori in cui ognuno, assistito dal farmacista che garantisce la correttezza dell’operazione, può depositare i medicinali di cui non ha più bisogno, e che in seguito vengono consegnati agli enti assistenziali convenzionati con il Banco. A questo, durante la crisi sanitaria, si è affiancata la fornitura di medicinali e attrezzature a medici e infermieri degli ospedali e delle strutture sanitarie coinvolte nell’emergenza Covid19.

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Papa Francesco ha sottolineato più volte la necessità che tutti abbiano accesso al vaccino anti-Covid e, più in generale, ai farmaci.
Nel settembre dell’anno scorso, ricevendoci in udienza, il Papa ha auspicato che in un’epoca di globalizzazione dell’indifferenza si possa «globalizzare la cura, cioè la possibilità di accesso a quei farmaci che potrebbero salvare tante vite per tutte le popolazioni. E per fare questo c’è bisogno di uno sforzo comune, di una convergenza che coinvolga tutti». Ha poi aggiunto: «E voi siete l’esempio di questo sforzo comune». Riferendosi alla Grf ne aveva parlato come «un esempio importante di come la generosità e la condivisione dei beni possono migliorare la nostra società».
Nella rete che ruota attorno al Banco sono presenti le aziende produttrici (48 nel 2020 hanno fatto donazioni), quelle della logistica, 17mila farmacisti, 20mila volontari, oltre 1.800 enti che si prendono cura dei poveri, tutti all’opera nel segno della cultura del dono. E la Giornata della Raccolta del Farmaco - grazie alla quale in vent’anni abbiamo raccolto e distribuito gratuitamente 5.600.000 medicinali, per un valore di 34 milioni di euro - è una possibilità offerta a ciascuno per dare corpo a questa cultura del dono, per mettere un mattone nella casa comune. È una sfida entusiasmante, perché interpella la nostra umanità, educa alla gratuità e permette di mandare un segnale di costruttività per tenere viva la speranza in un momento così difficile. Abbiamo tutti bisogno di punti di luce a cui guardare per non rassegnarci al buio che ci circonda.