Campus by Night. Bologna, 10-14 maggio 2023 (Foto Francesca Turri)

Bologna. «Oltre ogni calcolo»

La ventesima edizione di Campus by Night, manifestazione studentesca nel cuore del quartiere universitario. Le mostre, le testimonianze, gli spettacoli. Un'occasione di incontro che «ogni volta porta sempre qualcosa di più»
Tommaso Baronio

Mentre l’opinione pubblica si spaccava sul caro-affitti e gli studenti dormivano in tenda di fronte alle proprie università, a Bologna, l’associazione universitaria “Student Office” ha dato il via alla XX edizione di Campus by Night, da mercoledì 10 maggio a sabato 14.

Nella notte tra martedì e mercoledì, sotto la pioggia, via Zamboni è stata invasa da centinaia di volontari che hanno pulito i muri, abbellito i portici con luci, decorazioni e mostre e montato l’area sport e gli stand. L’indomani, l’evento è iniziato con un universitario di Student Office, Giacomo, che ha spiegato cos’è il Campus by night e il significato del titolo, “Vivere per un’amicizia, un’amicizia per vivere”: «Tutti siamo stati scossi dai fatti tragici accaduti in università in questi ultimi mesi, dove sono emersi come mai prima il disagio e la solitudine dei membri della comunità studentesca. Esiste qualcosa che possa sostenerci nell’affrontare la grandezza della sfida senza battere in ritirata, accontentandoci di vivacchiare o relegando la felicità a un futuro da attendere passivamente? Guardando alla nostra esperienza, c’è una roccia su cui poggiare e da cui partire per costruire: l’amicizia. Un’amicizia per vivere, perché quello di cui abbiamo bisogno non sono rapporti dentro cui svagarci o rifugiarci, ma che al contrario ci aprano e ci rendano protagonisti della vita nostra e del mondo. E vivere per un’amicizia, perché uno che sulla strada trova un tesoro, non può far altro che spendersi affinché tutti possano goderne».

Un incontro in piazza Scaravilli (Foto Francesca Turri)

Sono cominciati così i quattro giorni di incontri, mostre, spettacoli, sport e buon cibo. Dalla prima sera con la bella performance della “Compagnia del tarlo” che ha inscenato È mezzanotte dottor Schweitzer di Gilbert Cesbron, fino al concerto finale di sabato sera, che ha riempito piazza Scaravilli.

Ma per capire l’originalità dell’evento, bisogna approfondire il contesto in cui nasce. Perché se via Zamboni è la strada su cui si affacciano biblioteche e aule universitarie, è vero anche che è quella in cui in cui la movida si unisce alla microcriminalità, generando una zona di spaccio, violenza e degrado.

Con il Campus by night, piazza Puntoni, solitamente ritrovo di tossicodipendenti, si è trasformata nell’area sport, con calcio balilla, ping pong e un torneo di basket; piazza Scaravilli, dove gli universitari si ritrovano a bere seduti per terra bottiglie di vino scadenti, in quei giorni ha ospitato un palco che ha accolto performance teatrali, spettacoli musicali e incontri culturali su amicizia, dolore, lavoro, ansia nello studio e giustizia.

(Foto Francesca Turri)

Due gli incontri che hanno colpito tanti in modo particolare: uno il giovedì sera, su “misericordia e giustizia”, un dialogo tra l’ex magistrato Gherardo Colombo e don Claudio Burgio, fondatore della comunità per minori Kairos; l’altro venerdì sera, con protagonisti Davide De Santis, fondatore de "La Mongolfiera", onlus con cui vengono aiutate le famiglie con figli disabili, e don Eugenio Nembrini. Tutte testimonianze molto forti di come la persona può rinascere dal dolore o dagli sbagli, ma solamente in un rapporto. «Ma è veramente la soluzione ai nostri problemi che nostro figlio parli e cammini?», ha detto De Santis parlando dell’esperienza sua e della sua associazione: «Sin dall’inizio i genitori che incontravamo chiedevano: perché a noi? Le famiglie hanno bisogno di qualcuno che stia con loro di fronte a questa domanda».

Fra i portici erano appese le decorazioni, piccoli cerchietti colorati costruiti a mano. A lato della strada i ragazzi avevano allestito tre mostre, sullo scrittore inglese C.S. Lewis, sul Servo di Dio Enzo Piccinini, chirurgo modenese scomparso nel 1999, e sul tema del lavoro. E proprio qui, tra un pannello e l’altro, gli attivisti di “Cambiare Rotta” si erano accampati per protestare contro il caro-affitti. Lorenzo, studente di Ingegneria, che aveva lavorato alla mostra su Piccinini, racconta: «Quando li ho trovati stesi davanti all’esposizione che avevamo preparato per mesi ero furioso. Li ho guardati male per un po’, fino a quando ho pensato: “O li meno o gli spiego la mostra”. Meglio la seconda ipotesi. Ne è nato un fitto dialogo. Erano molto colpiti dalla storia dell’appartamento di futuri brigatisti che Enzo aveva frequentato per un periodo. Quello che mi ha stupito di più è che abbiamo la stessa età e andiamo nella stessa università. Cosa cercavano stando lì con le tende? La stessa cosa che cerco io: delle risposte alle domande di un giovane di vent’anni che vuole spaccare il mondo. Loro cercano le risposte nello Stato, noi in un’amicizia».

(Foto Francesca Turri)

Quattro giorni che i ragazzi di Student Office hanno curato fin dei dettagli con passione e impegno, quelli vissuti via Zamboni. Prendendosi cura di ogni particolare, perfino di quel ragazzo che giovedì, ubriaco, si accascia sotto i portici del Campus. Qualcuno di Student Office chiama l’ambulanza. Lui, però, non ci vuole salire. Allora Isacco di Ingegneria e Lele, Economia, rimangono lì a fargli compagnia fino a quando il giovane cerca di contattare qualcuno con il cellulare. Isacco lo aiuta chiamando il numero in rubrica. Risponde un’operatrice dei servizi sociali, che arriva dopo venti minuti a prendere il ragazzo. E Lele e Isacco lo accompagnano fino alla fermata dell’autobus portandolo in spalla.

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Alla domanda su cosa di più lo ha stupito di questi giorni, Lorenzo risponde: «Un’eccedenza. Ogni volta c’è sempre qualcosa di più, qualcosa che non era calcolato e che diventa il centro di tutto. È proprio vero quello che diceva De Santis, “da una gratitudine, una gratuità”. Ogni anno ha senso che io mi doni per i compagni di università, perché è la risposta concreta all’amore che sento sulla mia vita».