Palma il giovane, "Le nozze di Cana", 1595-1605 circa

Cavalieri. «La felicità è l'amicizia che ci lega»

Domenica 3 febbraio, si è svolta l’assemblea degli adulti impegnati nell’esperienza dei Cavalieri del Graal, la proposta cristiana per i ragazzi delle medie. Appunti dal dialogo con Davide Prosperi, vicepresidente della Fraternità di CL

L'ordine del giorno erano questi due messaggi pubblicati su WhatsApp da una ragazza di Lecce:

«Cos’è il Graal? Non lo sai vero? Neanche io. E non ho niente da vergognarmi. Guardaci! Non abbiamo tutti la stessa età, non veniamo tutti dallo stesso posto, ma stiamo cercando tutti la stessa cosa: la felicità. E tutti quelli che stanno con noi la trovano, con le persone che ci sono nel gruppo, ragazzi e adulti. La felicità è l’amicizia che ci lega, nonostante la lontananza. Lì la vera amicizia si trova, lì ritrovi te stesso. Il Graal che ci rende Cavalieri, uomini civili, che ci differenzia dalle altre persone. Il Graal è la nostra unione, il Graal è la nostra grandezza».

«Se domandi perché sono “grallina” ti dirò: “Perché non posso fare altrimenti”. È così difficile spiegare ai non addetti ai lavori che cosa sia il Graal, così difficile da spiegare a parole. È ancora più difficile spiegare a chi ci chiede: “Perché?”. Perché andare alle riunioni o partire per le vacanze anche se diluvia o nevica, andare a faticare sui monti, quando potresti stare comodamente sdraiato in spiaggia o in hotel, perché scegliere quella strana gente che canta per le strade quando il mondo è fatto di persone… Il Graal non si spiega, mai ci è stato spiegato, non si tengono lezioni su cosa sia e come funziona, il Graal si vive, si sperimenta sulla propria pelle e allora le parole sono quasi del tutto inutili».

Gloria. Quando ho letto questi due messaggi su WhatsApp mi sono commossa perché esprimono bene, come può farlo una ragazza di 11-12 anni, l’esperienza di corrispondenza che noi siamo chiamati a vivere. Certo, non è detto che i ragazzi siano coscienti dell’origine di questa esperienza. Ma è esemplificativa del metodo, dall’implicito all’esplicito. E leggendoli, mi sono domandata: ma cos’è l’origine di questo? Chi è che porta il significato di questo? Come è possibile che i ragazzi arrivino a scoprirlo? In questo periodo molti gruppi stanno partecipando al gesto della Promessa che di per sé esplicita l’origine della bellezza che sperimentiamo. Anche alla luce del percorso sulla santità che stiamo facendo alla Scuola di comunità, quali indicazioni ne nascono?

Caterina. Quest’anno abbiamo avuto l’ingresso nel nostro piccolo gruppetto di alcuni ragazzini, invitati da mio figlio, tra quelli che insieme a lui in classe sono il terrore dei professori. Questo ha comportato uno stravolgimento dei nostri incontri settimanali con un notevole aumento di fatica. In primo luogo sulle modalità: recupero dei ragazzini all’uscita da scuola, panino insieme, gioco ed incontro. Poi sulla proposta da fare ai ragazzi volta per volta. Con loro, il canonico incontro non funziona perché spesso si passa il tempo a dire: «Non scappare di qua, non andare di là, ti fai male, non gridare dicendo parolacce», e così via. La loro baldanza e soprattutto la loro fedeltà, in particolare di quelli più tosti, ha però cominciato a cambiare il nostro modo di stare di fronte a loro. Non più con una posizione di chi li vuole ingabbiare, ma di chi vuole guardare che cosa loro vedono nei Cavalieri al punto da rimanere, nonostante li richiamiamo e li rimproveriamo. Certo, alle volte prevale la fatica perché la loro vivacità, in particolare di alcuni, non è diminuita e ti sembra che nulla di quello che tu proponi rimanga, al punto che ci siamo posti la domanda se portarli alla Promessa perché significherebbe doverli piantonare giorno e notte. Da qui nasce la mia domanda: questi ragazzini sono abituati già in classe ad essere sopportati e guardati come "quelli tosti", come possono percepire un abbraccio diverso da noi? Per quanto riguarda la Promessa (abbiamo comunque deciso di portarli) o qualsiasi altro gesto che proponiamo, ci sono delle situazioni in cui un adulto può dire a un ragazzo di non fare la Promessa per non farla scadere in un gesto banale o già saputo? E cosa significa la frase della ragazzina che avete mandato in foto: «Il Graal si vive e non si spiega»? (...) 


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