Il cardinale Carlos Osoro Sierra

Osoro: «Annunciate il Vangelo, come farebbe oggi don Giussani»

L'omelia del Cardinale arcivescovo di Madrid, il 22 febbraio, per l'anniversario del fondatore di CL. «Anche lui direbbe: ama, abbi cura, pensa, abbi gli stessi sentimenti di Gesù ed entra così in questo mondo»
Carlos Osoro Sierra

Una data importante ci riunisce oggi alla vigilia di questa domenica: il 22 febbraio di quest’anno ricorre il 15° anniversario della morte di monsignor Luigi Giussani. Per tutti noi, per tutti gli uomini della Chiesa, è una persona importante. E anche per voi. Attraverso di lui e il movimento da lui iniziato, voi avete incontrato nostro Signore e avete sperimentato nella vostra vita un modo di comprendere e di giungere ad annunciare il Signore nel mondo in una forma singolare e speciale. Per questo ascoltare oggi la parola che il Signore ci ha donato è per noi una grazia immensa. Oggi dobbiamo continuare a dire a questa umanità: ama il tuo prossimo come te stesso. La parola che il Signore ci ha donato nella lettura che abbiamo ascoltato all’inizio della proclamazione della parola di Dio ci ha parlato molto chiaramente. Quando il Signore parla a Mosè, quando il Signore parla a noi oggi, egli parla all’assemblea e dice: «Voi sarete santi perché io, il Signore, sono santo. Io sono il vostro Dio».

Il Signore ci invita, inoltre, a mostrare questa santità, a rivelarla, a manifestarla, a divulgarla. Per questo insiste su come deve essere questa santità. Non odierai nessuno, nessun tuo fratello. Non ti vendicherai, non serberai rancore. Amerai il tuo prossimo come te stesso.
In altro modo il Signore lo ripeterà più tardi, nella sua vita pubblica, quando qualcuno gli chiederà: cosa devo fare, quali comandamenti devo osservare, quali sono i principali? Dove e da cosa devo astenermi?

Il Signore lo dice chiaramente: amerai Dio sopra ogni cosa e il tuo prossimo come te stesso.
Che grazia immensa è per noi poter ascoltare questa parola proprio oggi, a quindici anni dalla morte di monsignor Luigi Giussani. Grazia immensa perché in qualche modo questo va contro la cultura dominante. E analogamente anche noi dobbiamo entrare nella vita e nella storia degli uomini in questo modo che ci indica il Signore. Dobbiamo continuare a dire a questa umanità che amare Dio e il prossimo come noi stessi è necessario, è fondamentale, è un elemento di trasformazione in un mondo come quello in cui viviamo, fatto di rotture, di scontri, di divisioni, dove è difficile raggiungere accordi di qualsiasi genere. Come è importante ritornare a quello che è il fondamento della nostra vita e che ritroviamo solo in Dio. Ecco perché le parole che Egli rivolge oggi a Mosè, il Signore le rivolge a tutti noi: ama, amare. È una parola che deve stare nel nostro cuore, ma è un amore che non è a nostra misura, è della stessa misura che ci ha dato nostro Signore Gesù Cristo.
In secondo luogo, il Signore non solo ci dice “amate”, ma anche “abbiate cura”, prendetevi cura.



La lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi, questo testo della prima lettera, ci dice come lui si prende cura di tutti gli uomini, perché tutti gli uomini sono tempio di Dio. Quando parliamo di Chiesa in uscita in questo mondo significa esattamente che deve prendersi cura di tutti gli uomini. Perché tutti sono quel tempio di Dio.
Il tempio di Dio, ci ha detto l’apostolo, è santo. Quel tempio siete voi, sono tutti gli uomini, e di quel tempio dobbiamo prenderci cura. Quando ci troviamo in un momento storico in cui si pongono dei limiti alla vita umana, sia al suo inizio sia alla fine. Quando in questo momento in molti luoghi della terra la vita vale poco, non viene valorizzata o dipende delle decisioni prese da qualcuno come noi. Quanto è importante per noi ascoltare ancora una volta questa pagina dell’apostolo che ci dice che tutti gli uomini sono tempio di Dio, che tutti gli uomini hanno bisogno di prendere cura di se stessi, e di prendere cura di se stessi dall’inizio della vita fino al suo termine. Che non c’è limite che gli uomini possano porre, che Dio solo è il padrone di tutti noi. Che nessuno, dunque, ponga la sua gloria negli uomini, ci dice l’apostolo. Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.
In terzo luogo, il Signore non solo ci invita ad amare e a prenderci cura, ma anche a pensare e sentire e ad agire in modo speciale e unico.
Avete ascoltato questa pagina del Vangelo: queste parole di Gesù alla fine del Discorso della Montagna hanno una novità sorprendente. A volte possono sembrarci o essere sconcertanti e forse anche provocatorie per noi, perché rompono tutto ciò che è convenzionale e comunemente stabilito.
Ecco perché sorgono le domande. Fino a che punto sono ragionevoli? Sono davvero destinate a questo mondo in cui viviamo? Perché la prima cosa che appare – l’avete ascoltato nel Vangelo – è la legge del taglione: occhio per occhio e dente per dente. La legge del taglione era parte del diritto penale e consisteva nel far subire all’autore del reato un danno pari a quello da lui causato. Nel mondo di oltre duemila anni fa, questa legge non era una legge di vendetta selvaggia, ma al contrario, era un modo per fermare la violenza, porre limiti alla vendetta e rendere possibile la convivenza. Era una legge, in un certo senso, progressista, nella cultura primitiva. Tuttavia, Gesù viene a dirci che con la venuta del Regno si manifesta l’amore di Dio, un amore clemente e un amore senza misura. Un amore che rompe la legge della corrispondenza, perché Dio ci ama senza misura. Non rivaletevi su chi vi offende, anzi, se uno vi dà uno schiaffo sulla guancia destra, offritegli l’altra.

Un giorno Gesù, lo sapete e l’avete ascoltato certamente, è stato schiaffeggiato sulla guancia e non ha offerto l’altra, ma ha chiesto il perché a chi l’aveva colpito, perché l’aveva fatto. Ha cercato di metterlo di fronte alla verità e alla responsabilità. Cosa vuol dirci Gesù? Vuol dirci di non ricorrere mai alla violenza. E questo atteggiamento di non violenza lo spiega con esempi espliciti. Gesù ci invita alla non violenza.
Quando rendiamo male per male entriamo in un circolo infernale di violenza, di distruzione. Il Signore ci invita a non entrare in questo circolo. La vita di Gesù è stata tutta un richiamo a rinunciare alla violenza e a vincere l’odio con l’amore. Non è strano che le parole di Gesù risuonino nella nostra società come un grido ingenuo e sconcertante. Tuttavia, queste sono forse le parole che abbiamo più bisogno di sentire quando, immersi nella perplessità, non sappiamo cosa fare per sradicare la violenza dal nostro ambiente, dalla nostra società, dal nostro mondo. Ed è proprio qui che sta la novità del Vangelo per noi oggi. Quella novità che abbiamo ascoltato un attimo fa. Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici.

L’odio per i nemici era un principio degli Esseni, e si trova anche nel Levitico, ma l’alternativa posta da Gesù per superare questo concetto dell’altro come nemico è: l’altro è mio fratello. Amate i vostri nemici, pregate per coloro che vi perseguitano, perché siate figli del Padre vostro celeste. Questa, cari fratelli e sorelle, è la caratteristica di Gesù, l’amore universale che non fa differenze. Amare il nemico non significa introdurlo nella cerchia ristretta dei nostri amici. Amare il nemico non significa nemmeno tollerare le ingiustizie e ritirarsi comodamente dalla lotta contro il male. Amare il prossimo significa accettarlo, rispettarlo, guardarlo con misericordia. E questa è l’arma migliore, più grande e sublime per cambiarlo. Gesù insiste che noi esercitiamo la nostra capacità d’amore anche verso coloro che ci rifiutano. Se amate coloro che vi amano, che merito ne avrete? Ci ha detto il Signore.

Se viviamo contro l’amore ci distruggiamo l’un l’altro e distruggiamo il mondo in cui viviamo. Cristo ha rivelato nella sua vita l’amore più grande. Gesù ha dato la sua vita per tutti, superando così le divisioni ratificate da una legge che separa i cattivi dai buoni.
Gesù termina dicendo, l’avete sentito: siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. Ma nel contesto dei Vangeli sinottici l’espressione “perfetto” dovrebbe essere tradotta come “siate misericordiosi”, misericordiosi come il Padre. Ecco perché nel Vangelo che abbiamo ascoltato questa domenica tocchiamo con mano la novità e l’originalità del messaggio di Gesù che travalica i limiti del modo in cui gli uomini organizzano la nostra società. La novità è il discepolo di Gesù, vale a dire che il cristiano è una persona diversa, nel senso che si pone oltre l’ambito della legge e della morale. Si pone nell’ambito in cui ha scoperto Dio come Padre e come amore, e da lì emerge uno sguardo assolutamente nuovo sull’essere umano, sul mondo. Uno sguardo nuovo d’amore, di misericordia, di riconciliazione, di pace. È uno sguardo costruttivo e positivo sull’essere umano e sul mondo. È lo sguardo che il Signore vuole e desidera che noi abbiamo.

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Cari fratelli e sorelle, certamente di fronte a una società sempre più violenta, più competitiva, su larga scala e anche su piccola scala, di fronte alla violenza della guerra, del terrorismo, delle leggi ingiuste, di fronte alla violenza quotidiana, a quella che si subisce in casa, sul lavoro, a quella che noi stessi pratichiamo, Gesù nel Vangelo propone un’alternativa: disarma il cuore, scegli la pace, l’amore di Dio, il perdono. Ci invita oggi a liberarci dalla trappola della violenza, della competitività, del rancore che gradualmente logora e uccide lentamente le nostre energie vitali. Tutto il messaggio del Vangelo di questa domenica è quindi un ritratto del cuore di Cristo, che vorremmo seguire sempre e un giorno vorremmo fosse anche il nostro. Così oggi, cari fratelli, guardando dentro di noi, rivolti al Signore, possiamo dirgli insieme: Signore, vogliamo essere tuoi discepoli, vogliamo imparare dalle tue labbra, vogliamo con gioia rinnovare tutto e, soprattutto, vogliamo vivere dell’amore del Padre e donarlo a tutti gli esseri umani che incontriamo nella nostra vita.
Come vedete, la parola del Signore si riassume in queste altre parole: ama, abbi cura, abbi gli stessi sentimenti e agisci come pensava e agiva Gesù.
Sì, è vero che forse non si riuscirà a farlo, è vero che questo può essere difficile da far capire nel nostro mondo, ma è vero che Gesù Cristo nostro Signore conta su di noi per farlo, per rendere vero ciò che il Signore ci ha detto un momento fa nel Vangelo: siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

Cari tutti, non ditemi che nel celebrare oggi e onorare la memoria e pregare per monsignor Luigi Giussani dopo quindici anni non è valsa la pena di ascoltare il Signore in queste parole che ci ha detto, perché forse oggi le direbbe anche il fondatore di Comunione e Liberazione. Anche lui direbbe: ama, abbi cura, pensa, abbi gli stessi sentimenti di Gesù ed entra così in questo mondo.
Che il Signore ci benedica e che l’incontro con Lui in questa Eucaristia sia per noi un motivo per rinnovare anche la nostra esistenza e un modo di vedere la scia in cui dobbiamo collocarci in questo mondo, non a partire da noi stessi, ma dall’orientamento e dall’indicazione che ci viene dalla parola del Signore.
Che il Signore vi benedica.