Il cammino notturno da Macerata a Loreto (foto www.pellegrinaggio.org)

Macerata-Loreto. In cammino verso un Volto

Una marcia di quasi trenta chilometri, in piena notte, in mezzo alle colline. Torna il 10 giugno il pellegrinaggio tra le due città marchigiane, arrivato quest'anno alla sua 45ª edizione
Stefano Filippi

Una notte in cammino, ventotto chilometri pregando e cantando fino alla Casa dell’Annuncio. Una marcia carica di grazie da rendere per l’anno scolastico appena chiuso e da chiedere perché siamo bisognosi di tutto. È il pellegrinaggio Macerata-Loreto. Quello di sabato 10 giugno porta il numero 45, un appuntamento diventato immancabile per migliaia di persone, in arrivo da ogni parte d’Italia e dall’estero, che partono dalla città marchigiana per raggiungere il Santuario. All’interno è custodita la Casa di Nazaret, il luogo dove Maria viveva e dove ricevette la visita dell’arcangelo Gabriele. È una domanda il tema proposto quest’anno: «Chi cerchi?». Gli organizzatori la spiegano citando un discorso di papa Francesco all’incontro internazionale “La Chiesa in uscita” sulle prospettive della Evangelii gaudium: «Chi cerchi, non che cosa cerchi, perché le cose non bastano per vivere; per vivere occorre il Dio dell’amore». Aggiungeva il Pontefice: «E se con questo Suo amore sapessimo guardare nel cuore delle persone che, a causa dell’indifferenza che respiriamo e del consumismo che ci appiattisce, spesso ci passano davanti come se nulla fosse, riusciremmo a vedere anzitutto il bisogno di questo Chi, la ricerca di un amore che dura per sempre, la domanda sul senso della vita, sul dolore, sul tradimento, sulla solitudine. Sono inquietudini di fronte alle quali non bastano ricette e precetti; occorre camminare, occorre camminare insieme, farsi compagni di viaggio».

Camminare come compagni di viaggio: il pellegrinaggio ne è un grande esempio. «È impossibile abituarsi a questo spettacolo che si ripete e che si è progressivamente diffuso per una misteriosa attrattiva, più forte della fatica», scrivono gli organizzatori. «Le tantissime preghiere che riceviamo segnalano la portata del bisogno che nell’urgenza del vivere diventa domanda, per un figlio, per il lavoro, per la salute, per la pace tra gli uomini. Lungo la notte, tuttavia, la domanda particolare di ciascuno si approfondisce. Il nostro sguardo cerca un Volto nella notte, come recita un inno delle Lodi, cioè cerca l’unico Volto che possa fare veramente compagnia al bisogno che è il fondo di tutti i bisogni».

Ad aiutare il cammino di quest’anno c’è anche un libro scritto dal giornalista Domenico Agasso jr, vaticanista del quotidiano La Stampa e coordinatore del sito Vatican Insider. Il volume ha per titolo un’altra domanda: Cosa ci strappa dal nulla? (Edizioni San Paolo), e raccoglie - con la prefazione del cardinale Matteo Zuppi e un’intervista introduttiva di monsignor Giancarlo Vecerrica - gli interventi e i messaggi di saluto di don Giussani al pellegrinaggio. Il fondatore di CL fu presente due volte alla Messa di apertura, nel 1987 e nella memorabile edizione del 1993 quando a presiedere il rito fu papa Giovanni Paolo II, che al Centro fiere di Villa Potenza consegnò ai giovani partecipanti la croce del pellegrinaggio. I testi di Giussani pronunciati nel 1987 e nel 1993 finora erano rimasti inediti.

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«Il pellegrinaggio Macerata-Loreto è un evento che mi affascina», dice Agasso. «Cinque anni fa ne raccontai i primi 40 anni di storia nel libro A piedi nella notte e mi appassionai leggendo le testimonianze lasciate dalle personalità quanto da tanta gente comune. Oggi i grandi cammini sono diventati quasi una moda laica, un toccasana per la salute e per il turismo, e anche per l’interiorità. Ma la storia della Macerata-Loreto è completamente diversa: un percorso chiaramente religioso, di preghiera pubblica, che ha una lunga storia alle spalle e guarda al futuro. Un enorme evento di popolo, anche se i numeri non dicono tutto: migliaia di persone con lo sguardo, la mente e il cuore proiettati verso la Santa Casa. Non è semplicemente il bisogno di prendersi del tempo da dedicare a sé nel silenzio, nella fatica e nella meditazione, che pure sono spazi sempre più difficili da ricavare. È una notte intensa, un aiuto alle grandi domande sul senso della vita che ognuno deve affrontare e a incontrare la risposta. Non dico che sia il pellegrinaggio a dare questo significato, ma che esso favorisce l’affronto degli interrogativi e li consegna a Qualcuno in modo liberatorio. È un affidamento. Affidarsi è una delle parole chiave di questo pellegrinaggio».