Martinelli: «Dante? Sta parlando a te»
Il regista ravennate racconta l'iniziativa itinerante dell'Associazione Italiana Centri culturali "Mi ritrovai. Dalla selva oscura al Paradiso", che riporta il grande poeta nei luoghi della tradizione cristianaÈ dal 2016 che il corpo a corpo tra Marco Martinelli, regista e drammaturgo, e Dante non conosce tregua. Dapprima il progetto della messa in scena delle tre cantiche e 14.200 versi della Divina Commedia pensato e realizzato con la compagna di vita e di scena Ermanna Montanari per ora solo in parte (dopo l’Inferno e il Purgatorio è prevista il prossimo anno la messa in scena dell’intera trilogia). Poi, le performance con la chiamata a partecipazione pubblica dei cittadini da Matera a Nairobi, con i ragazzi dello slum di Kibera. La splendente e imperdibile partitura per voce, musica e rumori con una straordinaria Ermanna Montanari Fedeli d’Amore, polittico in sette quadri per Dante Alighieri: un dentro e fuori Dante; dentro e fuori il suo testo, la sua lingua che diventa romagnolo, la sua parola e le parole di chi popola i suoi ricordi.
Ma prima ancora del corpo a corpo scenico («Che gran teatro la Divina commedia con i suoi oltre 500 personaggi!», ci dice Martinelli), c’è la storia di Dante raccontata dal papà Vincenzo (leggete se ancora non l’avete fatto il suo libro Nel nome di Dante. Diventare grandi con la Divina Commedia). È il padre Vincenzo che ha trasmesso al figlio la passione per questo Dante a tutto tondo, così come la curiosità per la Storia, l’interesse per le vite altrui: «Dai racconti di mio padre nasce la percezione e la scoperta che quel libro nascondesse e al tempo stesso a me solo rivelasse il rumore delle mie lacrime, della mia fame di vita, come se Dante lo avesse scritto proprio per me quello smisurato poema, per me, Marco di Luciana e Vincenzo. Come se Dante nell’uscire dalla “selva oscura” della sua disperazione avesse pensato, a te e a nessun altro. È questo che dico anche ai ragazzi con cui lavoro, Dante parla a te», scrive Marco Martinelli.
Il corpo a corpo tra Martinelli e Dante ha recentemente scritto un nuovo capitolo grazie a una proposta dell’Associazione Italiana Centri Culturali che ha proposto al regista un’iniziativa itinerante intitolata “Mi ritrovai. Dalla selva oscura al Paradiso”, un’azione corale dentro la Divina Commedia con una chiamata pubblica a partire dal Meeting di Rimini per poi fare tappa a Verona nel complesso museale del duomo, a Milano nello splendido quadriportico di Sant’Ambrogio, all’Abbazia del Monte a Cesena e infine nella cattedrale di Monreale a Palermo.
Che cosa hai scoperto in questo tour?
Sono davvero grato all’Associazione Centri culturali per questa proposta che mi ha restituito il segno di un’Italia cristiana, a partire dai luoghi straordinari in cui le pietre stesse gridavano quei versi e il loro contenuto, e poi per gli incontri con le persone dei Centri culturali con cui, prima della mia venuta, abbiamo dialogato anche cambiando la scelta dei versi da pronunciare. A Monreale, per esempio, non abbiamo potuto sottrarci al suggerimento degli amici palermitani che chiedevano di recitare alcuni versi del Paradiso in cui Dante, che negli occhi aveva i mosaici di Ravenna, parla degli ori e dei rubini. Ho incontrato gente viva, cristiani attenti e interessati.
“Messa in vita”, il tuo metodo lo hai nominato così. Favorire una scintilla tra le parole della grande letteratura e teatro e la vita di chi chiami a ripetere quelle parole, è stato così anche con Dante?
La poesia è davvero una lingua dell’incarnazione perché ha bisogno di carne, ha la necessità di farsi corpo e voce. Nel tour con i Centri culturali abbiamo ripetuto i versi di Dante in luoghi che risuonavano di sacro e di spiritualità. Riappropriarci di quei versi che partono dal pantano e dalla selva oscura e vanno su sino alle stelle e al paradiso è stata un’esperienza davvero bellissima. Far risuonare Dante nei luoghi della tradizione cristiana con voci che a quella tradizione non sono estranee, è stata un’esperienza unica. C’è una linea di lettura di Dante e dei dantisti che espunge la profonda fede di Dante, e dividere Dante e i suoi versi dalla sua fede significa non capire nulla. In lui estetica, politica e fede sono un tutt’uno. Non c’è descrizione più profonda dell’unità di visione di Dante di quanto scriveva Sant’Agostino nelle Confessioni «Pondus meum amor meus, eo feror quocumque feror» (Il mio peso è il mio amore; esso mi porta dovunque mi porto).
Hai spesso ricordato Ezra Pound che diceva Dante è l’every man, ogni uomo, perché?
Perché è vero. Perché ogni uomo è nella selva oscura e vuole uscirne e punta al monte della felicità, al Paradiso. Dante partendo dal suo io scrive la vicenda dell’umanità. Abbiamo scelto l’inferno come abbrivio anche nel tour dei Centri culturali, i primi due canti, perché volevamo che Dante fosse tutti i cittadini che partecipavano e tutti i cittadini fossero Dante. Vogliamo dire allo spettatore: questa storia sta parlando di te. Muovi i tuoi piedi e seguici, fai il tuo cammino, ripeti con noi quelle parole. I primi due canti sono quelli dello smarrimento nella selva, della paura e del coraggio che vince quella paura, brandendo versi di speranza, che sono un viatico per tutti noi. Il nostro secolo, e quello che abbiamo alle spalle, sono specialisti di inferni senza uscita: ma per quanto il male ci prenda alla gola togliendoci il respiro, noi sappiamo che la risalita è possibile. Che le stelle indicano il nostro destino. L’ultima parola di tutti i canti è la parola stelle. L’inferno finisce con questo verso «E quindi uscimmo a riveder le stelle». L’ultimo verso del purgatorio recita così: «Puro e disposto a salire alle stelle». Infine, il Paradiso con il famoso «L’amor che move il sole e l’altre stelle».
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Dante ci dice anche che da soli non ci si salva…
Dante ci parla di immortalità e ci dice: «Ognuno avrà le sue risposte, ma il viaggio è bene farlo insieme». E questo i gruppi dei Centri culturali lo hanno ben chiaro per la loro vita di ogni giorno.
Cosa ti ha lasciato ancora questo tour?
Oltre a quanto ho già sottolineato, una casella mail arricchita di tanti indirizzi e di tanti messaggi (ride), e soprattutto tanti nuovi rapporti e per ciascuno tante promesse.