La fiera di Sharjad (Foto Archivio Meeting)

A Rimini o negli Emirati, il cuore è uno

Il Meeting di Rimini è stato ospite della più grande Fiera del Libro del mondo: quella di Sharjah. Il racconto di chi è andato
Paola Ronconi

Il Meeting di Rimini è andato in trasferta, dal 4 al 7 novembre, in Oriente, precisamente a Sharjah, negli Emirati Arabi, sede della più grande fiera internazionale del libro al mondo, la International Book Fair di Sharjah (Sibf). I numeri qui sono impressionanti: 1.600 espositori per un milione e 300mila titoli, un milione e 700mila visitatori, 83 Paesi presenti, in più di 200 lingue i temi trattati. Quest’anno la Fiera, arrivata alla sua 41ma edizione, curiosamente quasi in sincronia col Meeting, ha visto l’Italia come ospite d’onore.
La delegazione riminese, guidata dal presidente Bernhard Scholz, era formata dal direttore Emmanuele Forlani, il professor Wael Farouq, della redazione culturale del Meeting, Marco Aluigi, Congress manager, l’astrofisico Marco Bersanelli e Giorgio Dieci, biochimico dell’Università di Parma.
È significativo che proprio la kermesse riminese sia tra i rappresentanti del nostro Paese, insieme ad altre realtà culturali come l’Università Cattolica del Sacro Cuore e la Biblioteca Ambrosiana.
Il punto di unione tra due mondi apparentemente così lontani? La comune tensione alla bellezza e al dialogo fra i popoli.

Anche a Sharjah come a Rimini, la presenza di giovani e ragazzi è notevole, segno di un’attenzione educativa che è nel dna della Fiera: «Qui tutti ripetono fieri la storia del loro Emiro», ha raccontato Farouq dopo un viaggio nel 2021, «che da giovane, prima che zampillasse il petrolio dei pozzi, aveva dato in pegno il suo pugnale, ornamento e orgoglio del vero uomo, per comprare un libro, non avendo di che pagarlo. L’Emiro dice sempre che l’orgoglio sta nella conoscenza e ha dedicato le risorse del suo emirato all’educazione e alla diffusione dei libri e delle arti». Non è difficile capire che «con loro non ho avuto bisogno di parole per presentare il Meeting di Rimini».

Due i momenti principali per i rappresentanti del Meeting: l’incontro “Meeting Rimini and its history”, in cui Scholz e Forlani hanno raccontato cos'è e da dove nasce, e “Faith and Science” in cui Bersanelli e Dieci hanno fatto un excursus della storia della natura (dal punto di vista cosmologico il primo, da quello biologico il secondo), per giungere a quel punto di autocoscienza del creato che è l’uomo.
Una ragazza araba, dopo l’incontro con Forlani e Scholz, ha raccontato la sua visita a Rimini prima della pandemia: «Ha detto, con un entusiasmo che ci ha veramente stupiti, la sua sorpresa per il tipo di umanità che lì ha visto», racconta Scholz: «È stato commovente sentire persone anche di grande livello, scienziati e politici dell’area mediterranea e del Golfo Persico, che ci dicono che per loro il Meeting è un punto di speranza».



«Ho visto un luogo inaspettatamente ricco e diversificato di umanità», afferma Bersanelli: «Incroci persone di tutte le età e provenienze, dal “velato” allo “svelato”, turisti come professionisti, in quella che è considerata la capitale culturale degli Emirati. Anche nell’ambito dell’incontro scientifico c’era una attenzione molto alta e si è visto nel dialogo che ne è seguito».

Un intervento a due voci, il loro, sul tema scientifico in relazione alla fede: l’origine del mondo e della vita in rapporto alla fede. Il professor Dieci studia la biologia molecolare: «A Sahrjah ha trattato la complessità che sottende la vita e come la natura di ciò che è vivente coincide con l’emergere di qualcosa che è segno di un’altra cosa», continua Bersanelli: «Questi pezzi di materia che nell’uomo diventano esigenza di significato ultimo provengono da una storia di 13,8 miliardi di anni, da quando le prime strutture, le stelle, hanno “cucinato” questi elementi, fornendo i tasselli della storia della natura. Nell’uomo c’è il culmine in cui questo significato ultimo diventa cosciente».

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Nelle loro relazioni, i due scienziati non hanno taciuto le grandi domande religiose ed esistenziali: «A quel punto», continua Bersanelli, «è stato bello vedere come le loro domande sono le nostre, abbiamo la stessa posizione e attesa quando siamo davanti al mistero e al significato di una speranza. Era impressionante notare come nell’incontro con la diversità prevale quel punto comune che è il senso religioso, l’apertura al vero e al bello che identifica la natura umana».

Alcuni docenti universitari, organizzatori della fiera e insegnanti, dopo l’incontro, si sono fermati per capire meglio la realtà del Meeting, di ciò che propone e cosa la origina. «Il sentimento che una esperienza del genere ti lascia è voler dare un seguito a quanto accaduto nel Golfo Persico», conclude Bersanelli: «Eravamo una goccia in un oceano sconosciuto, ma il desiderio è ripetere e approfondire la verità di quei momenti, poter vedere che nasce una storia anche da qui. Abbiamo invitato a “casa nostra” coloro che ci hanno ascoltato, oltre al responsabile della Fiera». Il prossimo appuntamento è quindi al Meeting 2023.