L'aiuto allo studio a Portofranco Milano

Portofranco. Un'amicizia che ha contagiato l'Italia

C'era Anna, e la ragione per cui fa la volontaria. E Agostino, a parlare di Alessandro e della sua medicina per il vivere quotidiano. E c'erano decine di altri amici da tutto il Paese all'Assemblea Nazionale di 27 centri di aiuto allo studio. Il racconto
Gianni Mereghetti

Anna, una ragazza ventenne di Crema, racconta che era capitata a Portopalos di Crema per fare venti ore di alternanza scuola-lavoro, ma poi aveva deciso di rimanere, perché in una vacanza-studio le si è aperto un mondo. Ora fa la volontaria con i ragazzi che hanno bisogno di essere aiutati nello studio. Peppino, di Palermo, racconta di Parvez, un alunno bengalese musulmano con carenze cognitive, che considera Portofranco come la sua famiglia, tanto da aver voluto festeggiare con loro il suo compleanno… E tanti altri, chiamati a raccontare le loro storie ed esperienze, domenica 15 settembre a Milano, durante l’Assemblea Nazionale di Portofranco a cui hanno partecipato i volontari di 27 centri di tutta Italia, dalla Lombardia fino alla Sicilia.

In visita guidata a Milano

Come Anna e Peppino, appunto. Ma c’è anche Agostino di “Fronte del Porto” di Desio, hinterland milanese, che racconta di Alessandro, quart’anno al liceo classico, che dopo aver completato le ore di alternanza scuola-lavoro nella loro realtà, ha detto che il risultato del tutto inatteso e affascinante della sua esperienza è la sua «rinata attenzione verso gli altri, una medicina per il vivere quotidiano». E c’è Enzo di Siracusa: racconta della sua gratitudine per la ricchezza di vita che vede in tanti giovani e che rigenera anche lui, contagiato dal loro entusiasmo. Così «si impara a vedere oltre ciò che può sembrare solo casuale». E racconta di quando la segretaria del loro Portofranco ha comunicato di non poter più dare una mano per motivi di studio. Una notizia preoccupante in un momento di passaggio, in cui, temporaneamente, ci sono due sedi… Ma due giorni dopo ha chiamato la segretaria precedente, madre di due gemelle nate da poco, chiedendo di poter riprendere il suo vecchio lavoro sospeso per la gravidanza: «Perché per me è importante vedervi, stare con i ragazzi, e con tutti». Una grazia, spiega Enzo, «come se qualcuno ci dicesse: “Forza, vai avanti perché l'opera non la fai tu!”». Interviene anche Giuliana, di Bologna, riportando un dialogo con il monsignor Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna che verrà creato Cardinale nel prossimo Concistoro, a inizio ottobre. Zuppi, davanti a ciò che stanno facendo a Bologna, le ha detto: «Che vi siano tanti ragazzi che vengono a farsi aiutare nello studio si capisce: ne hanno bisogno. Ma che ci siano tanti volontari… Questo mi sorprende. Vuol dire che state facendo una bella esperienza».

L’assemblea, insomma, ha testimoniato la sovrabbondanza di vita che è presente dentro l’esperienza dell’aiuto allo studio di tanti Portofranco e che emerge condividendo il bisogno di imparare a studiare con un metodo chiaro e determinato in un rapporto personale, uno ad uno. Alberto Bonfanti, presidente di Portofranco, lo ha sottolineato: «Noi non affrontiamo i bisogni analizzandoli, ma incontriamo l’altro che ha bisogno, la persona: condividiamo il suo bisogno e rispondiamo mettendo in gioco le nostre capacità e la nostra creatività. E se non abbiamo risorse, le andiamo a cercare in altri che sono più competenti e che ci possono aiutare». È un principio originario del metodo di Portofranco, ha aggiunto Bonfanti: «Per esempio, noi non abbiamo mai messo a tema il problema degli immigrati, ma abbiamo incontrato Mohamed, Ahmed e altri. E abbiamo condiviso e risposto al loro bisogno». Incontri personali, appunto, da cui sono nate tutte le diverse forme di aiuto e le iniziative che oggi sempre sono guardate anche dalle istituzioni, per cui, per esempio, l’opera di Portofranco è riconosciuta come un punto di riferimento nella lotta contro la dispersione scolastica.

Nel pomeriggio, per tutta l’Assemblea è stata organizzata una visita guidata alla Milano di oggi, nella zona del nuovo Palazzo della Regione Lombardia e di piazza Gae Aulenti. Un giro accompagnato dal professor Enzo Gibellato, che, appassionato conoscitore della città, ha fatto scoprire, tra le pieghe architettoniche della Milano contemporanea, la tensione inarrestabile verso il cielo, la stessa delle guglie del Duomo, dentro alcune opere moderne slanciate verso l’alto.

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Durante il pomeriggio è emersa ancora di più una caratteristica di Portofranco, che durante l’Assemblea era ritornata più volte: la sovrabbondanza di vita di cui si fa esperienza è alimentata da un’amicizia che coinvolge per contagio. È questo che assicura la continuità dell’esperienza: una amicizia libera, che ha come scopo che ciascuno, insegnante, volontario o studente, sia sempre più se stesso.