In queste foto, gli amici lettori di Huellas del Paraguay.

Paraguay, l'incontro passa da "Huellas"

Un gruppo di lettura della versione spagnola di "Tracce", nel cuore dell’America del Sud. Persone di diverse età e professioni, ma con una passione comune: leggere e riflettere sui contenuti della rivista (da "Huellas", novembre 2017)
Olga Narvarez

La parrocchia di San Rafael sorge in uno dei più antichi quartieri periferici di Asunción, in Paraguay. Si tratta del barrio di Tembetary, abitato dalla classe media, con villette tipiche dei sobborghi cittadini e con alcune residenze più appariscenti. San Rafael è animata dall’iniziativa dei sacerdoti italiani della Fraternità di San Carlo Borromeo e della Fraternità di Comunione e Liberazione: da anni è la casa di padre Aldo Trento e sede di tante opere sociali di assistenza ai giovani, agli anziani e ai malati nate grazie a lui.

Tra le attività di San Rafael, l’arrivo della rivista Huellas ha ispirato un gruppo di parrocchiani a creare il “Club de Amigos Lectores”. Presto si sono resi conto che i contenuti della rivista potevano essere lo spunto per piacevoli incontri, in cui scambiarsi riflessioni su articoli, interviste, reportage o pezzi di cultura. E che tutti i contenuti della rivista aiutavano a conoscere il lato più umano della realtà.



Periodicamente, in una delle sale parrocchiali, i membri del club si riuniscono con don Javier de Haro per leggere insieme. Dopo la lettura, ognuno contribuisce con la propria riflessione.

Dopo un po’ di tempo i membri del gruppo hanno deciso di fare un passo in più e di organizzare, una volta al mese, un evento culturale aperto al pubblico. L’iniziativa ruota intorno a un articolo della rivista ed è accompagnata dalla proiezione di filmati, dall’ascolto di musica o da un approfondimento culturale che si ricollega al tema del brano letto. Al termine, di solito, si organizza un rinfresco, durante il quale i partecipanti continuano a scambiarsi osservazioni sui temi proposti dalla rivista.

Nella libreria all’interno della parrocchia, gli amici del gruppo di lettura un giorno attendono Julián de la Morena, sacerdote della San Carlo e responsabile di CL in America Latina. L’appuntamento è alle quattro di un caldo pomeriggio dell’inverno paraguayano. In un bar vicino, davanti a una buona tazza di caffè, Julián si è fatto raccontare del gruppo. Ognuno dei presenti - Cristina, Olga, Sebastián, Adelaida, Griselda e María Luisa - espone le ragioni e il motivo per cui nei mesi precedenti è entrato a far parte del gruppo. Si parla di articoli e di esperienze vissute. L’amore a Cristo, l’entusiasmo e la letizia sono evidenti nella lunga chiacchierata durata un’ora e mezza.

Il gruppo con don Julián de la Morena.

Don Julián indica agli amici lettori che oggi è il tempo di recuperare il contatto umano e i rapporti, sfilacciati dalla diffusione del virtuale. Dice che «niente può sostituire una chiacchierata in cui ci guardiamo negli occhi e in cui condividiamo una bella conversazione». Poi li prega di continuare a vivere questi momenti con gioia, perché solo così la rivista può diventare uno strumento missionario. Il sacerdote cita l’esempio di papa Francesco, la cui presenza viene sempre prima delle sue parole: «Dobbiamo generare attrazione e non fare proselitismo, perché la bellezza s’impone da sola».

Da quindici anni, Cristina Bogado, imprenditrice, dedica gran parte del suo tempo alla parrocchia di San Rafael. È minuta e parla con dolcezza, ma dietro il suo aspetto fragile c’è lo spirito di un’instancabile organizzatrice: con pazienza prepara gli eventi del gruppo di lettura di Huellas. «È nei dettagli che ritroviamo il metodo di don Giussani», dice sempre. Per questo nulla è lasciato al caso. La tavola dell’incontro è coperta da un’impeccabile tovaglia bianca di ahó po’ i, un merletto realizzato a mano da ricamatrici paraguayane. In un vaso, una rosa rossa profuma l’ambiente. Nella sala, la puntualità, la cordialità e l’organizzazione sono parte integrante di ogni incontro.



Mentre i partecipanti propongono tante idee e attività, Cristina sta già prendendo nota per realizzarle. «Mi prefiggo sempre delle mete elevate e ho molta fiducia che, con l’aiuto di Dio, si possano raggiungere», dice. È una donna d’azione. Dopo l’Angelus della mattina, parla dei progetti con don Javier. E poi si dedica ad avvisare, uno a uno, i membri del gruppo per la prossima riunione.

Quando don Javier è arrivato come parroco a San Rafael, ha chiesto: «Chi si occuperà di Huellas?». Cristina ha alzato la mano e ha risposto: «Io». Il sacerdote allora le ha chiesto: «E che cosa farai delle riviste?». «Le venderò». E don Javier: «Più che per “essere venduta”, Huellas serve per fare missione».

Il tempo passava e Cristina vendeva la rivista, che non era ancora molto conosciuta. Un giorno lesse un articolo in cui alcune persone come lei raccontavano la propria esperienza nel vendere Huellas. Tra di loro, un ingegnere diceva di vendere la rivista «per far conoscere ciò che lo faceva vivere». Questa testimonianza l’ha colpita tanto da farle pensare: «Quanto sarebbe bello formare un gruppo di lettura di Huellas!». Ha pensato a un luogo in cui riunirsi, fare conoscere la rivista, fare missione e stare insieme. A partire da lì, invitando altri amici, è nato il “Club de Amigos Lectores”. Ora scelgono insieme, per ogni numero, il tema che più li ha colpiti.



«Organizziamo periodicamente un momento per presentare il tema scelto, invitando degli ospiti a dare la loro testimonianza», racconta Cristina: «Per me è affascinante cercare gli ospiti e preparare l’incontro. Adesso ci hanno anche invitati a un programma con la giornalista María Luisa Ferreira, in una radio locale, Radio Ñanduti, all’interno del programma “L’avventura della scoperta”, in cui spesso un nostro rappresentante è intervistato per far conoscere, un po’ per volta, l’essenza della rivista e del gruppo».

A uno degli eventi ha partecipato il Ministro della Giustizia paraguayano, Ever Martínez. I temi scelti erano la giustizia e il recupero dei condannati al carcere con il metodo delle Apac. Nell’incontro precedente, invece, era stato presentato l’articolo sull’«Emergenza lavoro», e poi erano stati proiettati venti minuti del film di Chaplin, Tempi moderni, e un documentario su EncuentroMadrid con, tra altri reportage, un’intervista a un regista russo e uno spezzone del film biografico su don Bosco, in cui si vedeva come il Santo salvasse i ragazzi dallo sfruttamento minorile.

Octavio Ferreira, diplomatico, è uno dei membri del gruppo. Con il suo carattere misurato e riflessivo, ma anche risoluto, ha contribuito allo sviluppo dell’iniziativa. Racconta degli inizi del gruppo: «Alcuni mesi fa è nata l’idea di creare uno spazio d’incontro e di dialogo intorno alla rivista Huellas, per darle maggiore diffusione e sfruttarne la ricchezza di contenuti, non in forma individuale ma nella compagnia con gli altri. L’idea ha preso forma, fino a organizzare il primo incontro».



Affinché l’iniziativa avesse un maggiore impatto culturale, si è pensato di alternare la lettura ad altri eventi dedicati a un aspetto particolare della realtà, sempre legati a un articolo della rivista, come è stato, per esempio, con l’“Emergenza lavoro”, a tema nel numero di febbraio 2017. La sua riuscita ha superato le aspettative. Gli incontri successivi sono stati dedicati a un articolo del mese di aprile, «Il rischio e il riscatto», di Alessandra Stoppa. E dopo un primo incontro, si è replicato il 14 luglio, con un risultato ancora più bello. Dopo una breve introduzione, sono stati eseguiti due brani per chitarra e violino del compositore paraguayano José Asunción Flores. La perfetta esecuzione ha preparato gli animi per la parte successiva: le testimonianze di una tavola rotonda a cui hanno partecipato il Ministro della Giustizia Martínez, il responsabile dell’associazione “Casa Virgen de Caacupé”, Pedro Samaniego, e Linda Monges, una ragazza che ha sperimentato la vita in carcere e che oggi insegna musica ai ragazzi che hanno scarse risorse e che cercano affannosamente un lavoro stabile.

Al microfono, il Ministro della Giustizia paraguayano, Ever Martínez.

Il ministro Martínez si è mostrato molto interessato a unire gli sforzi di tutti i settori della società per far fronte a ciò che considera un problema sociale: i reati minorili e la criminalità in generale. Quindi, ha fatto un breve excursus cronologico sull’evoluzione della giustizia minorile in Paraguay, ricordando anche episodi tragici e dolorosi.

Martínez ha poi spiegato come sia difficile sbarazzarsi di pregiudizi condivisi da gran parte di una società che non vede di buon occhio il fatto che si accordino tante facilitazioni a giovani criminali. Tuttavia, ha aggiunto che, anche da un punto di vista “egoistico”, il cittadino dovrebbe pensare che un criminale avviato alla riabilitazione è un pericolo in meno per sé e per la propria famiglia.

In quella stessa occasione, il Ministro ha annunciato la sua intenzione di contattare i rappresentanti del sistema Apac in Brasile per concedere loro uno spazio nell’ambito dei nuovi investimenti previsti dal Governo in materia, con la costruzione di un nuovo complesso penitenziario. La popolazione carceraria in Paraguay conta oggi circa 13mila detenuti. Martínez ha spiegato che l’investimento è stato deciso come risposta «all’invito di sua Santità Papa Francesco di migliorare le condizioni di vita nelle carceri e tenere in considerazione la dignità umana dei detenuti, all’interno di una politica di umanizzazione delle carceri».