Ragazzi in un parco

Verso le Europee. Superata dalla realtà

Un gruppo di ragazzi disturba ogni giorno sotto casa. Virginia cerca un dialogo con loro, chiedendo una mano anche al Sindaco e alle autorità, fino all'impegno per le amministrative. Un'avventura che cambia il modo di stare a cena con i figli

Dopo quattro anni di faticosi lavori di ristrutturazione, finalmente abbiamo traslocato nella nostra nuova casa. Grande soddisfazione all’inizio, ma ho dovuto fare presto i conti con la realtà. Il luogo tranquillissimo in cui abitiamo confina con un parco pubblico frequentato da un gruppo di adolescenti che, incuranti di chi abita intorno, disturba la quiete pubblica di giorno e di notte. Dopo aver sopportato gli schiamazzi a lungo decido di scendere e di conoscere i ragazzi cercando la loro comprensione e collaborazione. Sembra però che tra noi ci sia una distanza incolmabile. Dopotutto sono dei ragazzi dell’età dei miei figli, che hanno bisogno di trovarsi e sfogarsi. È soltanto che lo fanno nel posto sbagliato! Provo varie volte a parlare del problema al Sindaco e agli Assessori del mio Comune chiedendo loro: «Ma noi adulti cosa proponiamo a questi ragazzi? Di che cosa hanno veramente bisogno?».
Tutto questo succede in questi ultimi quattro anni. Poi nello scorso autunno il vicesindaco mi chiede di partecipare agli incontri aperti per lo studio di nuove idee da promuovere nel Comune. Da qui si arriva alla proposta di far parte della nuova lista elettorale per le elezioni amministrative del 26 maggio. All’inizio rispondo che mi è impossibile accettare per i numerosi impegni lavorativi e familiari (ho 4 figli). Ma poi accetto quando mi domandano: «Se tu non vieni, chi porta avanti le idee che abbiamo condiviso in questi anni?». Così, con mio marito, decidiamo di accettare l’avventura.

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Questa scelta si è rivelata una grandissima occasione di incontro con le persone che abitano nel mio quartiere e sta diventando opportunità di confronto con i miei figli grandi, che hanno già una propria idea politica: uno di loro non condivide l’orientamento della lista civica in cui sono, l’altro dice che mi voterà perché sono la mamma. Il bello è che la sera a tavola, mentre si discute di politica, si fanno anche tante domande per capire i fatti che hanno fatto la storia.
Per me accettare questa sfida ha voluto dire stare alla realtà tutta intera così come l’ho incontrata, anche se non è stato facile abbracciarla e imparare a starci di fronte. Per questo ho cercato intorno a me le persone che riuscivano a guardare quel gruppetto di ragazzi con uno sguardo di perdono ed accoglienza.
Virginia




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