Il Duomo di Firenze.

Verso le Europee. In un aperitivo, il gusto del vivere

Oltre un mese a rileggere il volantino di CL sull'Europa senza capirlo veramente. Fino all'incontro con un amico candidato alle amministrative locali, «capace di riaccendere il cuore persino sulla politica»

Mai avrei potuto immaginare di essere qui, ora, alle undici e venti di sera e con ancora il cappotto addosso, a scrivere un contributo rispetto alle prossime elezioni.

Per oltre un mese ho letto e lavorato sul documento di CL a Scuola di comunità e a casa, come una brava ciellina, perché “dovevo”, perché ci era stato suggerito di farlo, ma senza lasciarmi colpire veramente. Oggi, a pochi giorni dal voto, quelle parole sono diventate “vive”: ne ho fatto esperienza, sono cambiata, fino a commuovermi e muovermi davanti ad un ragazzo di 25 anni candidato “solamente” per l’amministrazione del quartiere.

Durante l’ultima Scuola di comunità, uno mi chiede se ci diamo da fare per incontrare qualche candidato per il Comune o per il quartiere; dico sì, senza troppo entusiasmo, e poi tutto finisce lì. Un suo messaggio, dopo una settimana, mi provoca nuovamente e mi spinge a organizzare un aperitivo con Marco, un amico della mia parrocchia a cui anni fa avevo fatto catechismo, che si è candidato nella nostra zona e a cui avrei dato comunque il mio voto. Almeno su una delle tre schede elettorali ero tranquilla: un pensiero in meno, sulla fiducia.

Organizziamo l’aperitivo alla meno peggio, mando un po’ di messaggi senza ottenere molte risposte. Fino a che, la mattina stessa, mi arriva il messaggio dell’amico di Scuola di comunità che voleva incontrare i candidati: non potrà esserci.

«Allora cosa ci vediamo a fare? Saremo al massimo in dieci, di cui tre suoi parenti. E tutti già con l’intenzione di votarlo. Lui ci rimarrà male, che figura… Ora annullo tutto»: sono i primi pensieri che mi passano per la testa. Poi mi dico: «Pazienza, berremo qualcosa e poi tutti a casa».

E invece, eccomi qui ora, a scrivere queste righe. Grata, perché stasera con Marco e con i dieci presenti ho capito il volantino. Anzi, ho “vissuto” il volantino: ho visto un ragazzo «capace di cambiarmi lo sguardo, di farmi riassaporare il gusto del vivere, ridestandomi la voglia di fare».

Dopo l’aperitivo, sua mamma mi scrive: «Volevo ringraziarti per l’incontro che hai organizzato per Marco. Sono veramente grata del vostro sostegno. Ancora grazie di cuore. Un abbraccio». Non esito, la chiamo e le dico: «Grazie a te, grazie a lui: non avrei mai creduto che la politica potesse accendermi il cuore». E lei: «Marco mi ha chiamato, era felice perché stasera ha potuto dialogare di politica con la “p” maiuscola e non solo di spazzatura, degrado o aeroporti. Fategli compagnia, invitatelo a Scuola di comunità. Ne sarei tanto contenta». Detto da lei che non ci è mai venuta.

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Ora vado a letto commossa perché «non abbiamo anzitutto bisogno dell’ennesima teoria politica né di una nuova strategia organizzativa, ma di incontrare una vita; una vita che abbia la forza di riaprirci alla speranza, di riaccendere in noi l’interesse per l’esistenza nostra e dei nostri familiari, amici, colleghi, concittadini, fino a lasciarci provocare dalle Elezioni del prossimo maggio». Grazie al movimento perché con questo documento mi ha permesso di accorgermi e di godermi lo spettacolo che è Marco.

Federica, Firenze


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