Chiavari

Verso le Europee. La ricchezza dei "pronipoti"

Da La Spezia a Ventimiglia, per organizzare un incontro sul volantino di CL a Chiavari. Un gruppo di amici prende sul serio le domande del documento e cerca le risposte nella propria vita e in quella degli altri. Imprenditori, universitari, avvocati...

La provocazione di un amico e qualche concitata telefonata domenicale. Nasce così l’idea di incontro pubblico sul volantino di CL per le Elezioni europee. Non c’è molto tempo per organizzarlo, così dobbiamo guardare all’essenziale.
Le parole del documento ci hanno toccati, così piene di giudizio, soprattutto quel passaggio che dice: «Non è forse vero che, prima di trovare una soluzione ai mille problemi quotidiani, ciò di cui abbiamo bisogno è qualcosa che sia capace di cambiarci lo sguardo, di farci riassaporare il gusto del vivere, ridestarci la voglia di fare?».
Questo ci sembra il punto e decidiamo di pensare a episodi che abbiamo vissuto in prima persona o cercare esperienze di amici che mostrino in atto questa dinamica. Non c’è tempo di cercare il fatto eccezionale e, a dire il vero, ne sentiamo sempre meno il bisogno. L’organizzazione è in mano a un gruppo di amici sparsi tra La Spezia e Ventimiglia. L’incontro si svolge a Chiavari. Presenti circa 350 persone.

Il primo intervento è di Florentina, di La Spezia, mediatrice culturale di origini albanesi, sposata con un musulmano. Dice di aver visto al Meeting 2017 la mostra “Nuove generazioni. I nuovi volti dell’Italia multietnica”. Racconta: «Ho riconosciuto la mia storia e quella dei miei figli. Abbiamo deciso di portarla a Spezia e abbiamo invitato tutte le scuole a visitarla. A presentarla erano le nostre “nuove generazioni” e una giovanissima videomaker ha pubblicato sui canali social le storie, le difficoltà, i sogni e le passioni di alcuni giovani del territorio». Ma la cosa più significativa per Florentina è che, a qualche mese di distanza, i ragazzi che hanno collaborato all’evento sono diventati amici e hanno iniziato a incontrarsi. «L’aver creato questo spazio di aggregazione, di dialogo, di unità, in questo mondo che molto spesso ci divide, ci aliena o ci fa rinchiudere tra le nostre quattro mura, è senza dubbio il risultato più grande». Non è forse questa una esperienza di quella «amicizia sociale» di cui parla il volantino?

Antonella, insegnante, sposata con due figli, Alice di 21 anni e Matteo di quasi 20. Matteo è affetto da una forma grave di autismo. «La nostra storia è stata impegnativa, ma anche bellissima. Non siamo mai rimasti soli e, grazie a questo, abbiamo potuto accogliere le domande che Matteo ci poneva con la sua stessa vita, vivendole come un’occasione per immaginare qualcosa di bello e di nuovo anche per noi». Antonella racconta dei dieci anni di compagnia con altre famiglie con figli disabili e non. Si trovavano ogni due settimane, la domenica pomeriggio. Poi, nel 2014, lei e il marito si ammalano entrambi di tumore: «Matteo non aveva ancora 15 anni e noi abbiamo capito che non potevamo far fronte da soli a quello che succedeva». Tra le famiglie amiche c’erano Roberto e Serenella, dirigenti del Benedetto Acquarone, una grande opera di assistenza a Chiavari, nata dal cuore di don Nando Negri. Antonella si arrende: «Per tanto tempo ho cercato di immaginare come potevo costruire attorno a Matteo un mondo adatto a lui e poi mi sono accorta che un’altra persona ne aveva già generato uno, che superava quello che io potevo escogitare, un luogo dove i disabili hanno di nuovo una dignità».

Raffaele è avvocato di Genova, da tempo impegnato nella politica attiva e nell’associazionismo, in passato molto critico nei confronti di CL. Negli ultimi anni, però, è rimasto colpito dalla nostra esperienza e oggi dice: «Sono un contrabbandiere di idee… Porto nei miei ambiti alcune cose che imparo stando con voi…». Racconta di come, da un apparente insuccesso, siano nate nuove iniziative con i compagni di strada incontrati negli anni. «Ragionando su un terreno che alcuni anni fa avremmo definito pre-politico, ci siamo accorti che occorre ripensare la politica ripartendo dall’idea di “essere in relazione”. Nel frattempo cerchiamo di stare aperti e la realtà bussa, anche dal punto di vista professionale…». Racconta di un suo cliente, responsabile di un comitato per la rinascita delle attività dopo il crollo del Ponte Morandi, che scorge in lui questa posizione e ne rimane contagiato. Prima di un intervento davanti agli altri associati, gli dice: «Non fare un rendiconto, fai una poesia! Solo tu puoi farla, perché la nostra spinta ideale rischia di ridursi a pura recriminazione su come vengono distribuiti i fondi».

Laura, universitaria, racconta di come la presentazione a Genova della mostra “Giobbe e l’enigma della sofferenza”, proposta in relazione alla caduta del ponte Morandi (tanto che il titolo che è diventato “Il ponte Morandi e l’enigma della sofferenza”), abbia generato in lei e in molte persone incontrate un cambiamento di sguardo. È il caso di una signora indigente incontrata da un’amica che presentava la mostra. Un’assistente sociale, colpita da come la ragazza tentava di stare accanto alla signora, cambia il suo modo di lavorare quotidianamente con i migranti, fino a proporre un cambiamento di metodo anche ai colleghi, spesso disillusi.

L’ultimo intervento è di Flavio, giovane imprenditore di Sanremo. Racconta di come sia nato il suo impegno: «Nel quartiere c’era una persona molto attiva, ormai in là con gli anni, che mi ha letteralmente convocato: “Ora tocca a te”». Da lì inizia una attività intensa: dalle iniziative per il Carnevale alla realizzazione del giornalino». Nasce poi l’idea della candidatura alle scorse amministrative, ma non viene eletto. Eppure l’impegno nel quartiere aumenta. Ora ci riprova, con la stessa libertà e ironia. E le sfide sono quotidiane, come può essere quella di una nipote diciottenne che chiede perché valga la pena fare famiglia oggi. Il metodo, spiega, è sempre quello della “convocazione”, una preferenza che rende umano il vivere.

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A concludere l’incontro è Michele Campiotti, del Consiglio di Presidenza di CL: «Abbiamo scoperto che ciò che attende la gente per poter ripartire è una esperienza viva, che faccia riaffezionare a sé e che faccia ancora capire che la speranza che ciascuno ha nel cuore esiste. E questo rimette in moto l’uomo più di qualsiasi vittoria elettorale. In Europa spesso vediamo grandi scontri di potere, mentre nell’esperienza europea c’è più di questo: qualcosa di particolarissimo, una ricchezza inesauribile. Noi che siamo i "pronipoti" di chi l’ha pensata dobbiamo volerle bene e cercare di ricostruirla nella speranza di vederla rinascere sempre di più».

Rimane una grande gratitudine, un lavoro che non finisce qui e un giudizio prezioso di don Mimmo, 70 anni, sacerdote di Chiavari, che ha commentato così l’incontro: «Sembrava come ai primi tempi del movimento, dove non avevamo niente da difendere ma solo la nostra esperienza da offrire».
Siro, Chiavari




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