#giornatatracce. Come si fa a non correre a dirlo al mondo?

A Cagliari c'erano ancora 30 gradi e tanta voglia di passare il weekend al mare. Perché allora passare la giornata a vendere la rivista di CL? Mara racconta che cosa è successo a lei e ai suoi amici

Cosa ci muove in una giornata come quella di oggi, con temperature ancora estive (quasi 30 gradi), ad andare a vendere Tracce anziché andare al mare, come tanti di noi fanno ancora il fine settimana?
Appena arrivo per preparare il banchetto fuori dalla mia parrocchia, ecco la prima risposta: un amico della Fraternità, un patito del mare, che mi dice: «Avevo pensato di non venire, ma poi ho letto l’articolo che ci hai mandato del Kenya e mi sono detto: “I guerrieri Masai vanno a vendere Tracce… e io? Allora sono venuto».

Ecco, quel qualcosa dall’esterno che ti muove… «Per crescere veramente l’uomo ha bisogno di essere provocato o aiutato da qualcosa di diverso da lui, di oggettivo, da qualcosa che incontra», ci veniva detto alla Giornata di inizio anno.
«È un buon inizio», mi sono detta.

Cominciano ad arrivare gli altri amici. Appendiamo le locandine in attesa che arrivino le persone per la Messa. Un’amica si avvicina e mi dice: «Ma come fai a sapere addirittura alcuni articoli a memoria? Come si fa? Io non riesco a trovare il tempo, ho tante cose da fare…». Il giorno prima avevo mandato un messaggio agli amici della mia fraternità: «Se questa volta avevo delle riserve a fare la vendita - non avendoci pensato per tempo mi sembrava una cosa improvvisata - in questi giorni mi è bastato leggere il giornale per sentire di nuovo e in modo prepotente il desiderio di comunicare tanta bellezza incontrata… Ci sono alcuni articoli che so quasi a memoria… Non so che cosa riuscirò a trasmettere di tutto questo bene, ma so cosa riempie il mio cuore… E come si fa poi a non correre, letteralmente, a comunicarlo al mondo?».
«Vieni, guarda – ho detto alla mia amica, e le ho fatto vedere il mio Tracce, tutto sottolineato con mille colori - mi ha colpito questo, quest’altro, e questo articolo lo rileggo continuamente, anche solo qualche frase, perché ha intercettato una cosa che mi sta a cuore in questo periodo e capisco che mi aiuta e mi riposiziona umanamente in questo momento che sto vivendo. Il tempo per leggerlo lo cerco, perché ho bisogno come l’aria di “imparare da ciò che accade”».

Vivere con questa coscienza muove davvero il nostro io, e il nostro essere lì, ciascuno con il suo “sì” detto personalmente e insieme, con quei volti gioiosi, con quelle domande, mi riempiva già di stupore e se qualcuno mi scansava o diceva di “no” mi tornavano in mente le parole delle lettera di Masu da Nairobi: «Se don Carrón fosse qui mi direbbe: “Fai quello che vuoi, ma se vai via non vedrai la vittoria di Cristo”». E per riprendermi mi bastava guardare quei volti lieti dei miei amici sparsi per la piazza a parlare con le persone per vedere questa vittoria.

E che non eravamo legati all’esito (quante copie avremmo venduto o quanta gente avremmo incontrato) l’ho capito anche dal fatto che, a chi si diceva interessato alla rivista, ma non aveva i soldi per comprarla, alcuni di noi l’hanno regalata, dicendo quanto fosse bella e quanto desideravano che anche loro potessero leggerla. Pensavo: una proposta è significativa quando coinvolge davvero tutto di te, fino a farti usare i tuoi soldi per fare un regalo a persone che, magari, non rivedrai mai più, ma che sono nel cuore di Dio e che Lui ha voluto intercettare attraverso dei volti precisi, i nostri, e quelli del carisma che abbiamo incontrato.

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Sono avanzate solo tre copie di Tracce, che una nostra amica ha preso per portarle ai familiari dei pazienti dell’Hospice dove fa caritativa. Dice: «Se non li comprano glieli regalo, sarà certamente un aiuto anche per loro». La sera arriva un suo messaggio agli amici che non sono potuti venire: «Ma cosa vi siete persi!».

Mara, Cagliari