I grattacieli di City Life a Milano

#giornatatracce. «Ma chi vi ha scongelati?»

Tra i grattacieli della nuova Milano, dove pronunciare le parole "Comunione e Liberazione" suona poco "politically correct». Si propone la rivista anche a Luca, la guardia del parco, che dice: «Con me cascate malissimo». E invece...

Anche io ho detto sì alla proposta della vendita straordinaria di Tracce. Un paio d’ore, zona del ritrovo: City Life.
Salgo le scale della Metro per andare incontro agli amici che, però, erano già stati invitati a non restare nella piazza perché “zona privata”. Mi guardo intorno: la bellezza, la perfezione della post- modernità. Mi viene in mente quell’esempio sentito a Scuola di comunità: «Se il bambino, al luna-park, perde di vista il papà, il parco dei divertimenti per lui si trasforma in una minaccia». Così anche questa raffinatezza, senza il rapporto con un padre, diventa una cosa terribilmente estranea.

Vedo gli amici da lontano, sorrido pensando: come è oggettiva la Chiesa, come è ardita e allo stesso tempo come è senza “difese”, semplice e prudente, fatta di «pecore in mezzo ai lupi».

Iniziamo a proporre la rivista. Quanti “no” secchi! Se poi dici «Comunione e Liberazione» sei proprio fuori luogo. È la cosa meno politically correct che c’è. Ma siamo bellissimi da vedere: certi, con il sorriso. Mi chiedo: ma chi siamo? Anche perché vedi tutta quella gente che ti passa attorno e solo dai volti intuisci le loro fatiche e vorresti abbracciarli. Oppure vedi l’orgoglio sul volto di quel papà per la piccoletta che sta imparando ad andare con i pattini. Insomma, sono tuoi anche se non li conosci e se ti guardano distratti.

Poi ci imbattiamo in Luca. La guardia che sorveglia, dalla piazza ai cancelli, il parco di City Life. Dice: «No, no, grazie. Con me cascate malissimo. Io sono più ateo che ateo non c’è». Ha la faccia troppo simpatica. E poi è “fermo” alla sua postazione, per cui, almeno con lui, due parole si possono fare. Penso: «Non mi può scappare». Invece, niente da fare: «Ciao Ciao».

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Torniamo dagli amici e dopo un po’ riappare Luca. Si avvicina con l’aria della “guardia”. Allora lo richiamo, gli faccio conoscere gli altri. Inizia a parlare di sé e scopri che ha una storia ricca di amici o parenti che si muovono per costruire un bene: chi in Uganda, chi in altre parti dell’Africa. Allora nasce una festa perché, insomma, si capisce che l’altro è amato come te! E d’un tratto la domanda serissima: «Ma voi, chi vi ha portato oggi qui? Da dove venite? Chi vi ha scongelati?».

Sì, nel freddo di un luogo perfetto qualcuno non è congelato: qualcuno è stato scongelato. Qualcuno ha scoperto di avere un cuore che desidera.

Lucia, Milano