La #giornatatracce a Genova, di fronte alla Cattedrale

#giornatatracce. Parlare con le facce, non con le parole

C'è la signora che si ferma ad ascoltare i canti. Chi si unisce ai suonatori e racconta di sé. I bambini che guardano Miro il clown. Tanti piccoli incontri, con un segreto dentro, davanti alla Cattedrale di Genova

«Ma come fai a vendere tanti Tracce alla gente che passa?». Betta mi risponde che semplicemente, porgendo la rivista, dice che facciamo festa perché siamo contenti di avere un giornale che ci aiuta così nella vita. E un’altra signora si avvicina al gruppo di ragazzi che canta in inglese e chiede a Simo: «Ma chi siete?». Lui inizia a rispondere, nomina Tracce e il Movimento e la signora tutta contenta replica: «Ah, lo avevo capito!». E non resta indenne neppure il ragazzo che solitamente sta in piazza a fare i graffiti: parla con Nicoletta, le racconta la sua vita e si unisce a suonare le percussioni per i nostri canti. Ma a guardar bene, penso: «Cosa può muovere ad aprire il proprio cuore a un estraneo che ti offre una rivista?».



Un signore si ferma ad ascoltare e a guardare e dice che non riesce ad andar via: «Troppo bello». Il clown per lo spettacolo per i bambini, Miro, ingegnere e attore di strada, coinvolge piccoli e adulti col suo “circo”, in un’atmosfera gioiosa, tra gente in gran parte sconosciuta.

Ecco questi sono solo alcuni dei tanti piccoli incontri, apparentemente insignificanti, che hanno accompagnato la nostra #giornatatracce genovese, rinviata più volte per problemi tecnici e finalmente avveratasi sabato scorso, in una piovosa giornata di novembre, nella piazza della Cattedrale.



Tutto è pronto da settimane, volevamo che il “Tracce Day” fosse una festa in cui stare insieme, per primi noi, per dire al mondo la bellezza che viviamo e che Tracce racconta, per dirlo con le nostre facce più che con discorsi convincenti: alcuni si son mossi prestissimo per allestire il gazebo e sistemare i totem che avevamo preparato, altri hanno organizzato un momento di ascolto di musica, un gruppo ha cantato con la gente (e c’erano anche i foglietti con le parole per tutti) altri sono semplicemente venuti a portare i loro bambini allo spettacolo pensato per loro. Facce liete, un po’ di tutte le età.

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Poi a metà pomeriggio un acquazzone ci interrompe, ma la festa continua sotto un portico vicino. Guardavo i volti intenti, appassionati, per un pubblico ormai risicato: perché non andar via? E soprattutto: perché nessuno “mugugnava” ma tutti erano palesemente contenti, anche chi era arrivato trafelato coi bambini al seguito, a festa apparentemente finita? Si smonta bagnati, eppure non emerge il lamento ma la gioia, stupiti fino alla commozione, in un’obiettiva piccolezza, con un segreto dentro.

Marina, Genova