Cile. Figli di tanti “sì”

A Santiago del Cile un incontro per ricordare il Centenario della nascita di don Giussani. Sono intervenute Giuliana Contini e Paula Giovanetti per raccontare «non i ricordi di un passato, ma come la Presenza che cambia la vita rende tutto nuovo, oggi»
Valeska Cabañas

Sabato 1 ottobre, nel centro di Santiago del Cile, è accaduto di nuovo: Cristo è accaduto, lo abbiamo visto. Fin dal mattino presto la sala dell’incontro per il Centenario della nascita di don Giussani ha cominciato a riempirsi: bambini, giovani e adulti, con il “gusto” di poter stare insieme. Dopo questi anni di pandemia è stata l’occasione per rivedersi letteralmente “a volto scoperto”.
Siamo stati invitati a sostare, con stupore e gratitudine, davanti alla storia che ci ha afferrati, grazie al “sì” di don Giussani e di tanti santi prima di lui nella storia della Chiesa. L’abbiamo visto fin dall’inizio attraverso un breve video di testimonianze su don Giussani e una serie di foto in cui abbiamo potuto riconoscere tanti amici. Perché questa storia è arrivata fino a noi.
L’incontro è iniziato cantando Povera voce e Nace la pregunta, un canto nato nella comunità cilena.

Abbiamo invitato a tenere l’incontro due amiche: Giuliana Contini e Paula Giovanetti. Giuliana appartiene ai Memores Domini, è stata docente di Letteratura all’Università Cattolica del Cile e preside della facoltà di Magistero all’Università Cattolica Sedes Sapientiae in Perù. È stata una delle prime a incontrare don Giussani. A 82 anni ha affrontato un lunghissimo viaggio dall’Italia per venire a trovarci e parlare del tesoro che ha incontrato. Paula è docente di Letteratura all’Università di Santiago e coordinatrice accademica in una scuola per ragazzi disagiati a Santiago.
Cosa sono venute a raccontarci queste due amiche? Come esse stesse hanno detto: non i ricordi di un passato – che, per quanto bello, è passato – ma come la Presenza che cambia la vita rende tutto nuovo, oggi.

Paula ha parlato dell’incontro con gli insegnanti che hanno rivoluzionato la sua vita scolastica e l’hanno introdotta in una nuova storia: «Ho ripensato al cammino segnato dai tanti “sì” che hanno costruito la mia vita. Il “sì” della mamma di don Giussani, che lui descrive con tanta tenerezza, il “sì” di don Antonio Giacona, di Bolivar Aguayo, di Alessandra Finato, di Juan Emilio Parada, di Cae Kolbach, di Luz María González, i primi che ho conosciuto quando avevo quindici anni. I primi che mi hanno fatto sentire, pur senza comprenderlo, cosa significa la preghiera, il canto, l’attenzione e il gusto della musica e il valore del silenzio. Non ho incontrato personalmente Giussani, ma ho conosciuto i suoi “figli” e riconosco in loro la sua paternità. Sono testimone di questa catena di persone, ne sono un anello». Questi amici avevano un segreto che a poco a poco si è rivelato: Cristo. Paula ha poi ritrovato la stessa esperienza in università: «Quella proposta era una cosa del passato o aveva a che fare con il mio presente? Quello che mi veniva proposto era solo per il periodo della scuola o per la “vita”?». Riconoscere questo “per sempre” è stato ciò che ha trionfato. Così, la sua vita è diventata un’avventura, seguendo la provocazione di Giuliana in università: «Cercate le cose grandi che ci sono su questa terra!». Paula ha raccontato: «Con Gabriela Mistral, Alberto Hurtado, Vicente Huidobro e altri amici abbiamo riconosciuto che c’è un segreto in ogni cosa». Per questo ha voluto diventare insegnante, «per il desiderio che altri potessero vivere appieno le loro domande e trovare ciò che io avevo trovato, attraverso la letteratura, l’arte, la lingua, la cultura della pace, le tradizioni». Oggi, insieme al marito Iverson, condividono questa stessa passione, accompagnando, insieme ad altri insegnanti, gli studenti di CL della scuola secondaria.

Giuliana ha esordito dicendo che questa era l’occasione per testimoniare il debito di gratitudine che sente verso la storia che ha abbracciato la sua vita, dalla giovinezza agli anni della maturità, in Italia, in Cile, in Perù e di nuovo in Italia. In lei abbiamo visto una donna viva, appassionata, radicale, che «crede in quello che dice». E per dire come ciò che ha incontrato da giovane sia ancora vivo oggi, ci ha raccontato in tre punti come l’incontro con Giussani ha illuminato e illumina la sua vita: «La prima cosa è che ho ricevuto da lui uno sguardo autentico sulla condizione umana. Più passa il tempo, più la domanda sull’uomo diventa decisiva: “Che cos’è l’uomo perché tu te ne ricordi? Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde se stesso?”. Nessuno mi ha mai fatto una domanda che mi ha tolto il fiato come questa su Cristo, come disse don Giussani. È una provocazione a porci con lealtà di fronte a noi stessi, per educarci a essere leali con la nostra umanità, guardando alla nostra esperienza elementare». Giuliana ha citato l’amato Leopardi, perché questa esperienza ha a che fare con ogni uomo, e l’arte ne è una chiara espressione. Per questo lei è appassionata di letteratura e fa appassionare chi la ascolta.



Il secondo punto l’ha introdotto così: «Il mio incontro con Cristo come presenza viva, presente e affascinante è passato attraverso di Giussani. L’incontro con Cristo è stato un’esperienza viva, perché è stata una risposta alle esigenze più profonde del cuore. Una volta riconosciuto questo, nessun momento della vita è banale. Giussani ha vissuto con questo entusiasmo, con questa affezione, ma allo stesso tempo con stupore: “Che Dio si sia fatto uomo è una cosa dell’altro mondo, in questo mondo!”. Chiunque lo abbia ascoltato non potrà mai dimenticare come leggeva il Vangelo. Come ci ha raccontato di Giovanni e Andrea, che hanno seguito Gesù e sono rimasti con lui tutto il giorno. Hanno vissuto un’esperienza così forte che Giovanni, all’età di 90 anni, annota l’ora in cui ciò era accaduto. E Andrea, tornando a casa dopo l’incontro con Cristo, abbraccia sua moglie e i suoi figli con una tenerezza mai provata prima. Pietro, la vedova di Nain, l’adultera, la Samaritana e Zaccheo. Quanti uomini e quanti luoghi di umanità sono sbocciati da questo incontro. Così, anche noi col tempo – imparando a vivere così – ci siamo ricolmati di ammirazione e fiducia per Cristo».

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Infine ci ha indicato la strada per incontrarLo di nuovo oggi: «Il terzo punto che ho vissuto grazie all’esperienza fatta con Giussani è la comunità cristiana come luogo di autentica umanità e di reale protagonismo nella storia. Chi incontra Cristo, il giorno dopo la sua presenza sulla terra o migliaia di anni dopo, come può rendersi conto che risponde davvero a ciò che desidera più profondamente? Oggi, ora, dove, come? Nella Chiesa, nella comunità cristiana. Luogo vivo e operante della Sua presenza oggi in mezzo agli uomini».
«Che coraggio ci vuole per sostenere la speranza degli uomini!», ha detto Giuliana - riprendendo una frase cara a don Giussani - con un’intensità che ha trapassato i nostri cuori. Questa Presenza riempiva i suoi occhi di una giovinezza che vorrei per me.

Le nostre due amiche, con accenti e temperamenti diversi, hanno testimoniato che la persona è chiamata a essere più se stessa nell’incontro cristiano. Ci hanno aiutato a vedere che questa storia viene oggi donata alla nostra libertà. Siamo figli di molti “sì”, anche di persone che non abbiamo mai incontrato. Con grande commozione abbiamo potuto riconoscere in loro una storia che giunge viva fino a noi. Cristo è vivo, presente, perché Giuliana, Paula e tanti altri sono qui, perché è arrivato fino a me: «È, se opera», diceva don Giussani. E anche noi possiamo tornare a dire “sì” per coloro che incontriamo, affinché possa accadere di nuovo in noi, per il mondo.
Giuliana ha concluso l’incontro con le parole di Giussani: «Auguro a me e a voi di non stare mai tranquilli!». Come possiamo restare tranquilli e non commuoverci dalla gratitudine se Lui è così vivo e presente, se lo abbiamo visto e udito? Grazie, don Giussani, per il tuo “sì”, che oggi abbracciamo e rinnoviamo.