Fanny e Alexander di Ingmar Bergman

Film per l'estate - Se è grande il mondo e chi lo scruta

Un altro film consigliato: "Fanny e Alexander" di Ingmar Bergman. La madre dei due bambini protagonisti si risposa con un pastore luterano. «Noi vivremo in piccolo. Ci contenteremo», dice lo zio. Ma lo sguardo di Alexander sembra cercare più in là
Maurizio Crippa

Il cinema non è proprio un sogno, diceva un critico francese, è piuttosto una rêverie, un sogno a occhi aperti in cui si mischiano realtà, finzione, suggestioni. È questo lo scopo dell’arte? Il grande regista Ingmar Bergman ha intitolato, non per caso, la sua autobiografia La lanterna magica, la fabbrica dei sogni. Le immagini e i colori sontuosi di uno dei più grandi fotografi del cinema, Sven Nykvist, le musiche magnifiche, le simbologie, i momenti onirici. Pioggia di Oscar. In Fanny e Alexander Bergman ha voluto riassumere la sua visione dell’arte e della vita, sempre combattuta tra la ricerca del vero e il risentimento per la ristretta fede luterana in cui è stato educato.
Un film (in parte) autobiografico: siamo a Uppsala, inizi Novecento. Una ricca famiglia festeggia il Natale, due bambini osservano quel mondo incantato. Il babbo dirige un teatro, lo ama perché «è un piccolo mondo che racchiude il grande mondo che c’è fuori».



Cambio di scena, il babbo muore, la mamma si risposa con un cupo pastore luterano. La nuova casa è una prigione. Basta per salvarsi guardare la vita con gli occhi trasognati di un bambino? In un dialogo-chiave, lo zio Gustav dice: «Non siamo venuti al mondo per scrutarlo a fondo... Noi non siamo preparati, attrezzati per certe indagini... Noi vivremo in piccolo. E ci contenteremo di quello». La vita come dimenticanza del proprio desiderio, la felicità è gioire «della buona cucina, dei dolci sorrisi, degli alberi da frutto che sono in fiore». Gli occhi di Alexander, nell’immagine finale, sembrano cercare più in là.